ANSA-FOCUS/’I nostri ieri’ rivissuti dentro un carcere Mazzotta, Di Leva e Scoccia nel film di Andrea Papini   (di Francesco Gallo)   (ANSA) – ROMA, 27 GEN – Il carcere luogo di redenzioneattraverso l’arte? Sicuramente sì, almeno per il cinema, che inbrevissimo tempo ha proposto in sala GRAZIE RAGAZZI di RiccardoMilani a gennaio e ora I NOSTRI IERI di Andrea Papini dal 9febbraio con Atomo Film. In entrambi i casi un laboratorioartistico in una struttura penitenziaria diventa un volanocapace di mostrare quanto sia grande il potere salvifico dellarappresentazione.   Questa la storia de I NOSTRI IERI: Luca (Peppino Mazzotta) èun documentarista in crisi, anche familiare, prestato a tempoall’insegnamento in una struttura carceraria. Ora per il saggiodi fine corso il regista ha un’idea coraggiosa: fare un filmsull’oscuro delitto di un carcerato, il camionista Beppe(Francesco Di Leva) interpretato da lui stesso, mentre lavittima ha il volto di Maria Roveran. Mentre i detenuticoinvolti diventano l’improvvisata troupe, Luca si inoltra nelpassato del camionista incontrando prima la sorella dellavittima (Daphne Scoccia) e poi la famiglia di Beppe, compresa lamoglie (Teresa Saponangelo).   Non solo. Questa prospettiva di guardare al passato siriverbera anche nella vita del documentarista con l’inaspettatavisita di sua figlia (Denise Tantucci), che torna a trovarlodopo anni di assenza, un modo per lui di scoprire come l’amore,l’affetto, sia spesso l’unica soluzione per risolvere le storieumane. La location principale di questo film, molto intenso,empatico e coraggioso, è l’ex carcere di Codigoro, in provinciadi Ferrara.   Già presentato alla XX edizione di Alice nella città,racconta all’ANSA il regista di questo film ispirato a una suaesperienza di lavoro con i detenuti in carcere: “Questo filmnasce da un’esperienza precedente. Ed esattamente quandopresentai LA VELOCITÀ DELLA LUCE al carcere di Rebibbia e notaila grande attenzione dei detenuti come la loro voglia di vederequello che succedeva fuori. E così ho pensato a tre storie diemarginazione: quella dei detenuti, quella della sorella dellavittima e, infine, quella personale del regista. E poi chel’incontro di queste tre emarginazioni creasse qualcosa conconseguenze tutte da immaginare”.   E ancora Andrea Papini: “Un carcere, se pure immaginario,comporta la presenza di un delitto che però questa volta sisvela senza alcuna violenza esibita. Luca, il documentarista, adesempio si troverà a mettere a confronto il proprio semplice eingenuo passato con quello immenso, nella sua gravità, deldetenuto Beppe del quale viene raccontata la storia”. E conclude il regista sullo stile del film, frutto diriflessioni condivise dall’intero cast artistico: ” Pervasidalla bulimia d’immagini frenetiche che ci circondano, abbiamosentito il bisogno che queste ritrovassero il proprio tempo perpermettere ai personaggi di parlare sottovoce, quasi fossero leloro anime a sussurrare, per narrarci quanto di più profondo ècontenuto nei ricordi che generano le nostre identità. Ilcinema, al contrario della vita, riesce a fermare il tempo. E inostri personaggi, imparando a usarlo, ricostruiscono la memoriasulla quale appoggiare il loro futuro, i nostri futuri”. (ANSA).

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Cinema: ‘I nostri ieri’, delitto (quasi) per fiction in carcere = (AGI) – Roma, 27 gen. – Presentato oggi a Roma al Cinema Troisi il film di Andrea Papini ‘I nostri ieri’ con Peppino Mazzotta, Francesco Di Leva, Daphne Scoccia, Maria Roveran e la partecipazione di Denise Tantucci e Teresa Saponangelo. La pellicola, in sala distribuita da Atomo Film dal 9 febbraio, ruota attorno alla ricostruzione cinematografica di un delitto all’interno di un carcere.    La passione per il lavoro spinge Luca (Peppino Mazzotta), documentarista prestato temporaneamente all’insegnamento in una struttura carceraria, a ricostruire, per il saggio di fine corso, l’inspiegabile delitto del camionista Beppe (Francesco Di Leva). Durante la lavorazione dell’episodio i detenuti coinvolti nel laboratorio ritrovano un senso nel lavoro compiuto, mentre Luca, ripercorrendo a ritroso gli avvenimenti, incontra la rete dei legami familiari che ruotano attorno all’accaduto: la sorella della vittima (Daphne Scoccia), l’interprete della vittima (Maria Roveran), e la famiglia che ha abbandonato Beppe (compresa sua moglie, interpretata da Teresa Saponangelo). La contemporanea e inaspettata visita della figlia di Luca (Denise Tantucci), che torna a trovarlo dopo anni di lontananza, lo costringera’ non solo a interrogarsi sul suo stesso rapporto tra identita’ e memoria, ma anche a comprendere che l’affetto che gli viene richiesto dal mondo che lo circonda e’ la soluzione per uscire dalla sua crisi. (AGI)Cau (Segue)